Tinos, Cicladi. Cosa fare e cosa vedere
Ormai è un dato di fatto, il mio compleanno, che si tiene a Luglio è sinonimo di Grecia.
Da quasi 13 anni infatti la mia festa la voglio condividere col popolo Greco. 🙂 Sono innamorato di questa terra, dei suoi sapori, profumi, colori e sorrisi dalla prima volta che la vidi, nel lontano 2006. E da allora annualmente si ripete l’innamoramento estivo. Ogni anno ho scelte mete differenti e spero di riuscire prima o poi a scrivervi tutte le mie esperienze. Qui trovate quella dell’anno scorso.
Quest’anno, ad Aprile è iniziata la ricerca della meta 2019. A differenza del passato a pigrizia ha avuto il sopravvento e volevo un luogo che fosse comodo in termini logistici.
Quindi prima di tutto, cosa parte da Verona? Il diretto per Mykonos, perfetto. Apro la mappa cosa c’è nei dintorni, dal momento che Mykonos l’ho già vista? E mi balza all’occhio quest’isola a me sconosciuta, mai vista. Grande abbastanza per chiedermi come mai mi fosse passata inosservata. E così vado subito a leggerne la storia, la recensioni sulle spiagge, a guardare le strutture. Si, ho deciso, è lei la prescelta: Tinos
Prenotiamo attraverso Booking uno studio fronte mare gestito da una famiglia composta da Nonna, figlio e nipote: il Parathiro.
Come arrivare
Logisticamente è davvero comoda. Da Verona un volo diretto verso Mykonos, mattina presto. Dall’aeroporto per 2€ prendiamo il bus e in 20 minuti siamo al porto nuovo, in coda alla biglietteria. Come in tutte le location portuali mediterranee che si rispettino, la confusione regna sovrana: code chilometriche che si biforcano, si riuniscono, si dividono, si sparpagliano per poi riprendersi al box office. L’attesa inizialmente sembra infinita poi non si sa come, magicamente, in 20 minuti la coda sfila velocemente e abbiamo i nostri biglietti pagati 15€ l’uno con la Sea Jets.
Per arrivare sull’isola fate attenzione che ci sono molti traghetti che fanno la spola quotidianamente, ma compagnie diverse, porti diversi: alcuni partono dal vecchio porto, altri dal nuovo. Meglio informarsi precedentemente.
In 25 minuti di piacevole tratta su un aliscafo attracchiamo a Tinos.
L’isola
L’isola appare nel suo splendore con la città di Tinos e le sue case bianche. Tinos è un isola sofisticata, frequentata quasi esclusivamente dal popolo greco. Famosa per le sue colombaie e per essere uno dei luoghi cardine di pellegrinaggio per la fede ortodossa. Rispetto alla vicina Mykonos è in antitesi perfetta, eccitante e raffinata ma santa e non peccatrice.
Le spiagge sono davvero molte, alcune attrezzate, altre libere. I villaggi, che nei secoli si sfidavano per allevare i colombi migliori, sono tantissimi, oltre 50 (in inverno l’isola ospita 10.000 abitanti) e sono uno più bello dell’altro.
Tinos era una tappa importante sulla via che da Venezia portava a Costantinopoli e in TerraSanta e la tradizione, i retaggi veneziani sono palesemente vivi.
Cosa fare
Noleggiare una macchina qui è quasi un obbligo perché per quanto l’isola non sia estesissima, le cose da fare sono davvero molte. Noi abbiamo noleggiato a buoni prezzi da Dellatolas.
Visitare Tinos Città per prima cosa. Non è certamente il paese più bello dell’isola, ma poco importa. Il lungo mare è chiuso al traffico e si riesce a passeggiare tranquillamente. I quartieri, alcuni più nobili, altri più miseri, si riescono a visitare tutti in un paio di sere: piene di forni, di negozietti, ristoranti ovunque e con una spesa media di 15€ a testa per cena.
A Tinos città troviamo la cattedrale più sacra di tutta la nazione, che contiene una delle icone ortodosse più importanti della Grecia. Celebrata ogni 15 agosto con feste bizzarre, la cattedrale è alla fine di una via centrale sopra una collina, e siamo rimasti colpiti dai pellegrini che per vederla sudano salendo la salita sulle ginocchia (per fortuna su un lato leggermente ammortizzato a loro dedicato).
I paesi
Tinos è famosa per le sue colombaie veneziane. Sono costruzioni quadrate bianche e color mattone, ce ne sono ovunque nell’entro terra. Sono quasi 600 e sono posizionate in angoli strategici per permettere ai colombi di atterrare facilmente. Nate sotto la dominazione veneziana, ormai sono un vero e proprio simbolo dell’isola. Divertente vedere i bianchi uccelli spuntare fuori dalla struttura. La nostra prima tappa in macchina è un paesino nel nord-est famoso appunto per le colombaie e per strane formazioni rocciose: Volax.
Per pranzo ci spostiamo nella vicina zona di Monastiri e Arnados, secondo centro religioso dell’isola. Due piccoli paesini caratteristici che hanno una vista spettacolare sulla città di Tinos. Pranziamo alla locanda Mpee con un ottima insalata greca e una vista da togliere il fiato.
A 40 km di strada da Tinos, più o meno 40 minuti di una bella strada panoramica, troviamo Pyrgos, probabilmente il paese più bello di tutta l’isola. Capitale da secoli di marmo e della scultura. Già solo camminare e perdersi tra i suoi vicoletti labirintici, bianchi e tenuti benissimo è un’emozione. Incontrerete piccoli musei, laboratori e le case sono decorate con rosoni splendidi. Il centro del paese è una piazzetta che vi farà innamorare. Al centro un grande platano e tutto intorno tavolini, scalini baretti e gatti, gatti dappertutto. Come non sedersi per assaggiare una Baklava tipica e sorseggiare un caffè shakerato greco?
Essendo Tinos città piuttosto distante, già dall’antichità si aveva necessità che Pyrgos avesse un porto tutto suo e così nasce Panormos. Un villaggio eccitante, mare e spiaggia. Barchette di pescatori e taverne, tramonti e la splendida spiaggia di Rochari.
Per non farci mancare nulla vogliamo visitare anche un villaggio fantasma abbandonato negli anni 70 dell’entro terra. Per arrivarci si prende da Tinos città la strada per Kolimpithra, il paese si chiama Monastiria e risulta parecchio diroccato e cadente, ma ha un fascino particolare. La chiesa ortodossa che lo sovrasta è l’unico edificio rimasto intatto. Camminare tra i vicoli però rende l’idea di come essere stato viverci. Una signora del posto ci ha raccontato che anni fa un’artista ha installato nel paesino molti specchi per dare l’illusione ai visitatori di essere circondato di persone: inquitudine artistica…
Spiagge
Da un pusto di vista balneare Tinos ha davvero un sacco da offrire. Spiagge di sabbia o calette di ciottoli. Mare sempre pulito e cristallino. E’ una della poche isole inoltre che anche con il vento da qualsiasi direzione, comunque offre una spiaggia adeguata, perché basta andare nella direzione opposta.
La parte sud è formata da due lunghi litorali che partono da Tinos città. Noi innamorati di Agios Fokas, comodissima per arrivarci, ampie spiaggia di sabbia, attrezzate e con un ristorante ottimo: il Elìa Seaside restaurant.
Sempre nella zona sud, ma più verso ovest troviamo una marea di spiagge non attrezzate da sogno: Agios Romano, Agios Giannaki, Porto, Agios Petros. Ad est invece Agios Sostis, Agios Ioannis e Pachia Ammos solo per citarne alcune. Noi innamorati di Kalyvia con la sua spiaggia attrezzata e un baretto dove mangiare dei Dakos eccezionali.
Il paradiso però per noi è la parte nord. Talmente innamorati che siamo tornati nelle stesse spiagge più di una volta: Rochari e Kolymbithres le nostre preferite. Kolymbithres per noi il top. Una spiaggia attrezzata con piccoli e bassi ombrelloni sparpagliati a caso sulla spiaggia e un piccolo baretto ricavato da un ex camper della Volkswagen. Ragazzi hippie a fare ottimi cocktail a prezzi ridicoli.
Questo è il classico caso dove davvero non sono le dimensioni, la popolarità, o il turismo internazionale a fare la differenza. Tinos è piccola ma dal cuore grande e dalla grande storia. Molte cose da fare e vedere, mescolarsi alla vita ellenica più vera e capire davvero cosa vuol dire essere greco. L’ospitalità, i sorrisi ovunque e da chiunque ci han indubbiamente lasciato nel cuore un’emozione unica. E forse per la prima volta in questi 13 anni di amore greco, mi sento che posso stabilizzarmi nella relazione con un isola e forse non dover continuare a cambiare amanti ogni anno.
Un grazie enorme va alle persone che ci hanno regalato dei sorrisi caldi e sinceri: Maria, Georges e Niko: efcharistò, tha sas doùme to epòmeno ètos.